Stamattina non accendo la radio

 

Stamattina non accendo la radio: ascolto il silenzio, con le orecchie, ascolto me stesso, con la mente, e col cuore.

Di solito, il vizio di cercare qualche novità tra i colori di quel carrozzone zingaro che viaggia con me, va dove vado io, mi prende quasi subito: mi ci tuffo senza pensarci. Dopo un po’, mi rendo quasi sempre conto che non li sto nemmeno ad ascoltare, e il chiasso dei commedianti non è niente di più del rumore del motore o della ventola dell’aria nel mio abitacolo. Sempre meglio della TV: qui, almeno, da quando tutti spariscono in una nuvola di suoni e colori – colori perché, per me, i suoni sono fratelli dei colori - c’è spazio per l’immaginazione.

Come me, molte persone fanno la stessa cosa. Molti penso abbiano bisogno di amici. Telefonano in diretta e raccontano le loro storie – quelle pesanti – quelle che fanno male al cuore. Io cerco qualcosa di nuovo, di straordinario, qualcosa che mi stupisca.

Dopo aver girato per molte stazioni d’Italia, penso che i viaggi nell’etere siano alimentati dal sentire comune. Uno strato adatto a tutti, indolore. Tutti o quasi, al mattino, abbiamo qualche dolore da lenire: Amore? Sesso? Lavoro? Qualcosa che non va – siamo vivi – ci deve pur essere.

Io oggi non ho voglia di passarci sopra.

 

(Marco Zavarini)

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