Quando, dopo una mattinata trascorsa in ufficio, ripetendo le consuete frasi, sbrigando le solite pratiche e le tediose operazioni di lavoro, già condite da tre ore di monotono viaggio pendolare in mezzi pubblici e di fortuna, di fortuna in quanto effettuate su residui meccanici di depositi ferroviari e rimesse di vetusti pullman ed in quanto, pur fruendo di ciò, si è affidati al caso fortuito del perenne ed incontrollabile divenire degli eventi, sempre in agguato e fantasiosamente poliedrico nel suo plurimo e sorprendente manifestarsi in forme e possibilità, forse unico svago alla noia, e quando al tutto fa seguito, al rientro a casa, un pomeriggio estenuante e frenetico di ineluttabili incombenze domestiche, cui vanno aggiunti attimi di immancabili e prevedibili interventi alla natura di mezza dozzina di amatissimi e viziati gatti sporcaccioni, liberi e padroni di uno spazio che si riterrebbe di utilizzo residenziale e civile, e quando giunge finalmente l’agognato momento di prepararsi per andare a dormire, momento preannunciato da testa che ciondola, sbadigli irrefrenabili, nervosismo per ogni imprevisto, anche se piacevole, che possa ritardare l’ora del riposo, l’ultimo dovere quotidiano ci viene proposto da nostro figlio. Il bambino, che è divenuto più alto di noi, è sempre piccolo, è figlio unico, è viziato, e, quando si è stanchi, è, anche se amatissimo, una rottura di palle. Lo aiutiamo a spogliarsi. Forse sarebbe ora che lo facesse da solo. L’idea solletica il genitore. E’ il caso d’iniziarlo.
-Dài, stasera fai da te, provaci… almeno!-
Tenta la madre con un filo di voce, mentre il figlio corre per la stanza dietro un pallone sgonfio, gridando i nomi in voga dei divi del calcio, come fosse preda di una crisi dionisiaca in un baccanale. Dopo ripetuti tentativi di richiamo, finalmente il bambino si avvicina, continuando a salterellare, mentre la madre sposta indietro il capo per non essere colpita in volto dall’esuberanza del figlio.
-Sì, aiutami, anzi, aiutati! …lo dico per te… è ora che impari! I tuoi compagni… ahh! Bravo…così, ecco, alza le braccine…-
La madre, illusa che lui faccia da sè, continua a fare tutto lei. Gli sfila il maglione e si stranisce che il figlio, come di consueto, attenda un ordine per riabbassare le braccia, poi lo prega di provare a slacciarsi la camicia, mentre lei è occupata a rigirare il maglione per il giusto verso. Il figlio, naturalmente, sbaglia bottoni, sbottona solamente quelli decorativi che fermano il colletto. Interviene allora la madre, sbuffando e provvedendo lei stessa, poi, ricordandosi che il bambino deve cambiarsi le mutande, le va a prendere nel cassetto, pregando il figlio di finire da sè con la camicia. Quando si volta verso di lui, lo trova imprigionato con le braccia a croce. Il bambino ha tentato di sfilarsi la camicia con i polsini ancora abbottonati e davanti a lui penzola una camicia trattenuta ai polsi da due manette di cotone. Lo libera, poi gli toglie i pantaloni ma la poveretta è veramente stanca, lo prega di non farla più piegare, si tolga pure da solo mutande e calzini! Ciò avviene ma, nell’indossare le mutande pulite, il piccolo, dovendo far da solo, ovviamente mette due gambe nello stesso buco, inizia a ridere e l’ora del sonno continua a procrastinarsi. Dopo altre mille peripezie, per indossare il pigiama, il bambino decide di procedere alle abluzioni serali (in realtà è già notte) e prega la madre di accompagnarlo al bagno per lavarsi i “dentini”. Con voce lagnosa il “piccolo” chiede alla madre che, per un sorriso smagliante e solo per quell’occasione, gli occorre il bicarbonato di sodio. Trascinandosi, la poveretta va in cucina, prende il pacchetto, lo porge al figlio e, nell’attesa che lui finisca, aggiusta la fodera del divano, dove fino a poco prima avevano bivaccato i gatti.
- Maammaaaaa! Mi è successo un guaio…
La vocetta lagnosa del bambino desta nella madre una smorfia di sufficienza e disappunto:
- Che c’è?…ora…
- M’è caduto il bicarbonato!!!
- Va be’, non fa niente…domani, quando pulisco, l’aspiro…
- Nooo! è caduto sulla tavoletta!!!
La donna si affaccia al bagno. Sul water, chiuso, trionfa una piramide di polvere bianca.
(Maria Sole Zatorre)