Figli di mamma India

 

Vorrei voi cantare una canzone sulla riva del vostro mare dove le acque del Gange si uniscono, formano un unico corpo “l’acqua” luogo del nostro concepimento.

Sapete una volta non c’era la Terra, solo lo spirito dell’Unico Creatore dell’infinito beato stava a guardare navigando sulle acque dell’abisso.

Siamo nati tutti dal suo Amore ma il primo uomo “Adamo” dimenticò ben presto lo scopo per cui fu creato.

Voleva avere il potere insieme alla sua donna di conoscere il bene e il male.

Disubbidì prendendo un frutto che non gli apparteneva.

Entrò il male e la morte, l’uomo conobbe l’odio.

Caino uccise Abele per invidia e la bramosia del potere fremeva nel suo cuore.

Allora gli uomini parlavano l’unica lingua ma un uomo cacciatore si innalzò sugli altri proclamandosi Re.

La superbia diventò più grande, gli uomini vollero sfidare il cielo.

Costruirono la Torre di Babele, furono sparsi sulla Terra e confusi in lingue.

Ognuno scelse il suo territorio e la fantasia della razza si diffuse.

L’odio trionfò insieme alla guerra, bestia feroce che divora gli uomini.

La storia si ripete di generazione in generazione.

Ognuno sostiene la sua verità superiore all’altro, rinnega la legge dell’Amore che parla al cuore.

Quanti uomini sono stati uccisi per la bandiera sostenendo la sua razza superiore all’altra.

Quanta avidità nascosta esiste in questo pensiero.

Ora esiste la globalizzazione, siete felici di stare vicino a noi.

Amate la terra dell’Agro Pontino e felici andate in bicicletta.

Quanta semplicità avete nel cuore, mi ricordate la mia vita campestre quando ero felice di giocare con i miei vicini.

Ricordo mio nonno, papà della mia mamma, che salutava i suoi compagni facendo l’inchino e togliendosi il cappello. Era un semplice contadino amava le bufale e i buoi. Nel suo cuore c’era la gioia di appartenere ad una famiglia bella e variegata, mi insegnava a rispettare la gente di qualsiasi colore. Mi raccontava che eravamo nati per Amore dell’Unico Creatore e di sperare che il bene trionferà sul male.

Mamma India sei come mio nonno perché dici che l’Umanità è nata dal tuo fiume Gange, il bene vincerà l’odio e la morte.

Questa è la base per eliminare questo odio che divide l’oriente dall’occidente.

Un dì presto vedremo l’umanità tenersi per mano nel Regno dell’Amore sovrano.

 

(Angela Maria Tiberi)

 

Professore di scienze della natura

 

Sei riuscito a trasmettere agli alunni l’amore verso la natura, farli sognare nelle mura delle aule scolastiche di stare su una nave con il sole, cielo azzurro e vedere un balenotto che salta festoso in mezzo al mare ed emana suoni incantati d’amore verso l’uomo tali da indurlo a rispettare le piccole creature del mare e le sue leggende.

Vivrai nei nostri cuori come il capitano di un veliero che ogni notte cammina sulle acque incantate e splendenti come le stelle del cielo.

Si assapora il profumo soave del mare di oriente unito con l’occidente.

Lasciaci sognare perché il mondo ha bisogno di anime innocenti che corrono insieme al vento, capaci di cancellare gli errori umani e la follia della guerra che lacera la Terra innaffiata dall’incomprensione e dall’odio, esistenti da generazione a generazione nelle mura delle case e da ogni angolo, dove vive l’uomo rintanato come un lupo feroce in attesa di sbranare la sua preda.

Solo tu professore puoi infondere nei cuori dei giovani il rispetto della amata Terra.

Fai meditare le parole di Cristo che ci invitano a non aver timore delle avversità esistenti perché il Creatore sa quando il passero cade a terra.

Solo Lui conosce profondamente l’indole del cuore umano e distruggerà coloro che non rispettano la natura.

Sappi che la sua giustizia si adempirà nella sua ora fissata.

Lo vedrai e saremo i suoi strumenti del suo proposito: “Ricostruire il Paradiso”.

Questo è l’ultimatum del nostro Pianeta Terra.

 

(Angela Maria Tiberi)

 

Big Love – Franco

 

Dolce giovane, volante nel cielo,

felice di guardare da lassù le bellezze del Creato.

Alberi in fiori e illudersi di essere come un uccello.

Tu sei uno dei figli di Icaro.

Sei andato via lasciandoci un dolce sorriso,

a tutti noi mortali.

Quel tuo sorriso a noi donato,

ci fai meditare le bellezze di Dio e

di gustarle nel momento della tua mancanza.

Ci dà forza anche se la morte ci costringe

a piegare le nostre ginocchia per le lacrime versate.

Ci manchi, ma tu resterai stampato nel nostro cuore.

Dolce amato sposo, hai lasciato la tua eterna amata “Tiziana”.

Lo so, tu non puoi parlare a Lei ma il vostro Grande Amore,

non è l’acqua che passa sotto i ponti e

né la pioggia che bagna la Terra nella notte.

Il vostro Grande Amore è come il cielo stellato,

sta dentro di noi indelebile.

Resterà e ci accompagnerà nella nostra vita fino a quel giorno

in cui noi vivremo nel Regno dell’Amore.

Solo, allora, la morte e il dolore non saranno neanche il ricordo

che si tiene nel nostro profondo Io.

Balleremo, rideremo, giocheremo come eterni bambini,

insieme ai nostri cari a cui abbiamo detto:

“Ci rivedremo, quel giorno!”

Strettamente Tu resti nel nostro cuore.

Sei il frutto del nostro Amore eterno senza confini.

Questi sono i versi in tuo ricordo, piccolo gioiello

nazionale italiano del parapendio.

 

(Angela Maria Tiberi)

  

Questo è il tuo racconto in versi, nipote mio. Eravamo felici di vivere accanto a te e alla tua sposa. La vita è una scintilla, si ferma all’improvviso, così è stata la tua vita, fermatasi una mattina il 17/3/2008 a casa tua. Vogliamo ricordarti come eri nelle belle foto della Mongolia in cui tu donasti baci e carezze a quei bimbi del deserto della Mongolia mentre gareggiavi con il campionato mondiale del parapendio. Vogliamo ancora sognare le belle giornate trascorse insieme alla tua sposa Tiziana mentre stavi alla crociera del Mare del Nord, Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Islanda, Polo Nord. Quanti sogni hai donato a tutti noi. Non ti vogliamo dimenticare. Sei stato anche tu a dare onore come campione di parapendio alla nostra amata Italia. Ti amiamo e starai sempre eternamente accanto a noi.

 

Binario 21

 

Binario 21 della stazione di Milano centrale,

quanti ricordi hai lasciato nelle anime rimaste,

a raccontare i dolori e le sofferenze della

deportazione ai campi di concentramento,

di durata infernale e glaciale nei cuori umani.

Non posso dimenticare questa sofferenza.

Sono i ricordi della mia infanzia spensierata

ma fatta di tristezza nel vedere mio zio sofferente

e con le lacrime a raccontare ai suoi bambini

questi dolorosi momenti.

Zio voleva istruirci all’amore e non odiare

i nostri simili, rispettando tutte le bandiere

e le opinioni politiche.

Diceva che la democrazia era basata sull’amore

verso tutti i popoli della Terra.

Lo scopo della vita umana è collaborare insieme,

lavorare per la pace e per eliminare le sofferenze umane.

Questo sogno è riuscito a tenerlo in vita per lunghi anni.

Piccolo zio, eri un piccolo adolescente quando

i tedeschi ti rapirono nelle campagne dell’Agro Pontino,

per portarti a morire nel campo di concentramento.

Quanti uomini, donne e bambini morirono.

La fame, l’orrore sanguinario, gli esperimenti umani,

le camere a gas non si dimenticano.

Pochi capiscono l’importanza dell’amare il

proprio simile.

Tu me lo hai insegnato con la tua storia

impressa con il ferro rovente nel mio cuore.

Ora non piango ma imploro tutti coloro che mi

ascoltano e dico: “Amate il Creatore e il vostro simile”,

se volete sopravvivere su questo Pianeta ammalato

d’odio, fame e guerra su ogni angolo di questa martoriata Terra.

 

(Angela Maria Tiberi)

  

Questo racconto in versi voglio donarlo alle mie cugine rimaste senza i loro genitori e voglio ricordare al mondo quanti ragazzi italiani sono morti nel campo di concentramento. Questa storia non si deve dimenticare perché la faccia dell’odio è dietro al nostro angolo di casa e pronto a rinnovarsi in tutto il mondo. Difendiamo i diritti umani anche con i nostri scritti e diamo una mano alle organizzazioni che se ne occupano come Amnesty International.

Amici miei che leggete questi scritti non dimenticate le parole del mio zio e di coloro che hanno scritto la loro storia con il proprio sangue.

 

Foibe

 

Foibe.

Quanta tristezza, quanta amarezza contiene questa parola.

Cavità, profondità della natura, buio completo non solo nella terra

ma piantato nel cuore umano che impugna l’arma al suo simile e spara a chi ha tolto la sua dignità umana, il suo volto, il suo spirito perisce insieme al boia assassino.

Nella cavità esiste il buio ma dall’alto scende la luce che dà la sicurezza di un giudizio Supremo sostenuto dal ricordo di una piccola chioccia che amava i suoi pulcini, accudendoli e fasciandoli d’amore e d’affetto.

Erano bambini italiani, serbi, croati. Tu li amavi come cuccioli appena nati. Questa immagine durerà per l’eternità e resterà nel libro della vita e della storia umana. Esisti solo tu!

Sei tu l’ideatrice della multiculturalità e della interculturalità didattica.

Sei tu maestrina delle Foibe con il tuo golfino rosso, come il tuo sangue versato nella fossa, diventato reliquia ed esempio da imitare, appartieni agli insegnanti di vita.
Ti prego, fa che il tuo ricordo tocchi il cuore dei giovani di ogni era con il tuo amore affinché imparino a odiare la guerra, l’odio fratricida, a compiere opere buone per combattere le avversità della vita.

Sappi che la tua aureola annullerà l’odio, la cupidigia di coloro che non conosceranno la luce che segna il passo dell’immortalità.

 

(Angela Maria Tiberi)

 

Cara Vera, queste parole voglio dedicare agli italiani che non ci sono più e non hanno una famiglia per essere ricordati ed amati.

 

Il vissuto

 

Con la mia mente rivedo l’ospedale, bello con i suoi giardini,

dove attendevo tanti anni fa, ansiosamente la nascita della mia piccina.

Il mio cuore era ricco di emozioni, e pieno di sogni nell’attesa di vedere

il sorriso del mio gioiello.

Ogni donna partoriente emetteva un canto di gioia e sembrava un airone prigioniero della paura di parto.

Il sapore del caffè ci svegliava ed incominciava l’avventura del lieto evento.

Ogni mamma, insieme alle infermiere, aspettava l’orario della pappa del proprio bimbo.

Il suo eco proveniva dall’est del corridoio, nel reparto maternità.

Lo so, allora, c’era la Lira e non l’Euro.

Ora, brindo con il mio bicchiere d’acqua fresca, a quei ricordi e la luce intensa entra nella mia anima, stanca di amarezze e delusioni.

Quanta gente dimentica la sua esistenza, racchiusa in un verso poetico,

come il cuore mio che non vuole essere sotterrato in un cimitero privo d’amore familiare.

La bandiera italiana sventolava al vento.

Si sentiva tanto chiasso nei mercati generali, mentre spuntava il sole, nelle spiagge pontine avveniva l’immersione dei bagnanti, felici di godere le bellezze naturali della mia città.

Mi estasiai nel vedere dalla finestra le montagne ricche di vegetazione e mi ricordavo il volo dell’aquila e la mia felicità infantile, quando ero in braccio alla

mia adorata nonna che mi cantava le canzoni alpine.

 

(Angela Maria Tiberi)

  

Tutto passa velocemente ma i ricordi rimangono impressi nel nostro cuore con il ferro rovente della nostra infanzia.

 

Mio amato

 

Mio amato, il mio sogno si è avverato.

Il tuo volto ho conosciuto e la tua anima è entrata nella mia.

Sei una rosa blu come il lutto del proprio amato.

Gli affanni e le paure sono le spine si conficcano profondamente nel mio cuore.

Il sangue non corre più nel mio cuore perché a te dedico il mio ardore e la passione.

Sono incatenata nel palo della tortura che mi riporta nella notte dell’oblio

in ricordo della morte di un soldato giovane trentenne sulla terra dell’Abissinia.

Io porto in alto il suo nome dal mio primo vagito. Tutto ho fatto per onorare il suo nome al fine di farlo vivere in mezzo all’indifferenza della gente stanca e senza valore.

Povero giovane soldato che per sfamare i tuoi figli sei andato a morire in una terra lontana senza il conforto di un fiore sulla tua bara.

La tua tomba è insieme agli altri eroi dimenticati dall’oblio dell’umanità priva d’amore ma di odio che laceri i cuori delle madri e delle spose e dei figli innocenti.

Non posso dimenticare le lacrime di una donna dai capelli bianchi. Raccontava come una fiaba il suo amore morto tanti anni fa alla sua nipotina che cresceva con questo grande amore nel suo seno finché un giorno inatteso incontrò il suo vero uomo.

Questo povero soldato, raccontava la nonna, pregava il Signore di non essere divorato dagli animali della foresta.

Il suo sangue era sparso ed asciugato dalla terra dell’Abissinia nera.

Una freccia era stata infilzata nella sua carne giovane e pensava ai suoi amori lasciati lontano nel suo Paese e le lacrime versate dalla sua sposa che con le sue grida voleva impedire la sua partenza.

Lui non l’ascoltò nel pensare di sfamare i suoi piccoli cuccioli scalzi e con stracci, piangenti per la fame. Quanti italiani nel silenzio della storia della migrazione hanno sofferto come lui. Ora ci sono i nostri naufraghi sulle nostre spiagge siciliane, calabresi e pontine. Amore mio, dedichiamo a loro i nostri versi bagnati dal loro sangue e lacrime versate nel silenzio. Tu, amore mio, conosci la sofferenza dei tuoi cari e mai la dimenticherai. Tuo fratello è morto nel lontano Canada ma non sei andato a stringergli la mano nel momento del suo addio. Lo so eri preso dal dolore della sofferenza della malattia che portava via il tuo unico amore della tua giovinezza. Morì poco dopo la scomparsa del tuo amato fratello.

Ti prego non dimenticare mio nonno morto all’età di trenta tre anni nella terra straniera Abissina senza una lacrima dei suoi piccoli e della sua giovane moglie. Sogno di portare i fiori al Milite Ignoto Italiano ad Addis Abeba, ma in Etiopia c’è sempre la guerra e mai potrò realizzare questo sogno. Sicuramente nel giorno del Regno di Dio, certamente abbraccerò per sempre il mio caro nonno. Voglio continuare a raccontare la sua storia sulla terra abissina.

Finalmente, il Signore ascoltò la sua preghiera. Un soldato infermiere lo curò inutilmente e l’ultimo respiro gli donò disse: “Ti ringrazio, mio caro amico, mi hai accudito come un bambino e mi hai dato l’onore di morire su un letto bianco e non divorato dagli animali della foresta. Le nostre generazioni si incontreranno e si ameranno. La benedizione di Dio avranno!”. Questo è accaduto, le due anime si sono incontrate. Siamo la generazione di questi due eroi. Ora volto amato, a te spetta far avverare questo sogno, fa che viviamo nella raccolta della storia dei 1001 protagonisti italiani del libro della vita dimenticata e viva nei nostri cuori. La nostra storia sarà conosciuta da coloro che non amano la poesia ma dentro di loro hanno il valore della vita

Sacra ed Unica. Amami amore mio, fai rivivere questo sogno antico e rimarrà ai nostri posteri sognatori e romantici come siamo noi in questa vita, stiamo vivendo una pagina della storia italiana e testimoniamo il coraggio di un popolo che ha voluto integrarsi nella terra straniera in cui hanno donato il loro sudore e il loro amore. Amiamo anche gli stranieri che vivono di questa speranza appartenere ad un’unica famiglia “UMANITA’ SENZA BARRIERE, UNITE DAL RISPETTO DELLA VITA SACRA”.

Sai amore mio, vivo di questa speranza ma non mi vergogno, è la mia bandiera.

 

(Angela Maria Tiberi)

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