Lo scatolone
E vissero felici e contenti come nelle favole.
In realtà era stata una bella faticaccia riuscire ad organizzare quel matrimonio, ma infine tutto (o quasi) era andato per il verso giusto, tranne che per l'inconveniente delle bomboniere.
Nessuno dei due sposi avrebbe potuto immaginare che, aprendo quello scatolone, al posto dei graziosi pacchettini avvolti nel tulle e nell'organza, ne sarebbero fuoriusciti degli obbrobri di vetro e acciaio recanti la scritta Onoranze Funebri Riposo Eterno - Al vostro servizio.
Passato il primo shock, il novello sposo aveva fatto finta di nulla ed appoggiando lo scatolone sul pavimento della sala, con un calcio l'aveva prontamente fatto scivolare sotto un tavolo nascondendolo alla vista di chiunque.
Rivolgendosi alla neo suocera, avvicinatasi non appena aveva notato lo smarrimento sul volto della figlia, le aveva detto di tornare a ballare la samba con il marito poichè tutto era sotto controllo.
La serenità che aleggiava sul volto dell'uomo, dai lineamenti orientali, si scontrava con l'acceso rossore che imporporava le guance della sposina che da brava Marianna aveva affrontato l'imprevisto tracannando un bicchiere di vino rosso. Durante il ricevimento alcuni bambini figli di lontani cugini di ennesimo grado, stanchi di dovere restare seduti al proprio posto mentre i genitori si esibivano in stravaganti piroette, avevano trovato la via di fuga ideale: camminare a quattro zampe sotto i tavoli fino a raggiungere l'uscita più vicina. Dopo pochi minuti tutti i pargoli erano già sgattaiolati via, tranne l'ultimo che guardava affascinato uno scatolone nascosto sotto un tavolo d'angolo: la carta da pacchi color caffè lo attirava irresistibilmente ed i luccichii visibili nella penombra lo invitavano insistentemente.
Si decise: dirigendosi a ginocchio battuto verso l'oggetto dei suoi desideri, la forza delle sue braccine piccine fu sufficiente a far traballare e poi capovolgere la scatola. E lì il suo giubilo si fece irrefrenabile: aveva trovato un tesoro, anzi, tanti piccoli tesori avvolti in una plastica morbida che faceva plof plof sotto le dita. I suoi gridolini di gioia richiamarono l'attenzione degli altri bambini che, incuriositi, tornarono sotto il tavolo e presero d'assalto gli strani oggetti, mai visti prima: alcuni li guardavano ammutoliti, altri li usavano per specchiarsi, altri ancora per picchiare i compagni di gioco.
Un maschietto, rivolgendosi ad ogni bimba, aveva iniziato uno strano baratto: "Se io ti dò un bacino tu me lo dai il tuo coso?"
Una piccina intraprendente, afferrandone due, decise di mostrare la scoperta alla mamma e annunciò la sua decisione agli altri per avere lo spazio necessario per uscire da quell'assembramento vociante. Gli altri bambini vollero imitare il suo esempio e ci fu quasi una gara di forza e velocità gli uni con gli altri per consegnare per primi quegli strani oggetti ai genitori.
Con un solo boato che rovesciò tavoli, sedie e quant'altro, l'orda selvaggia irruppe in mezzo alle danze, tirando le gonne o le giacche delle mamme e dei papà attoniti, saltellando sui piedini al grido
"Guarda cos'ho trovato!".
La madre dello sposo, che aveva già avuto una strana premonizione alla vista dei "souvenir", essendo sensibile alle disgrazie come un barometro al cattivo tempo, da brava geisha, svenne. Il padre della sposa, da buon francese imperturbabile, interruppe a metà la sua rumba e, lasciando la moglie sulla pista da ballo, intervenne prontamente cercando di togliere di mano ai bambini quegli oggetti indesiderabili, promettendo in cambio caramelle e dolcetti. Nessuno accettò la sua offerta.
Tra lo sbalordimento generale e qualche risata soffocata, i novelli coniugi decisero che era ora di dileguarsi: con la scusa che altrimenti avrebbero perso l'aereo salutarono tutti con un cenno della mano e fuggirono di gran carriera, lasciando i rispettivi genitori a dare spiegazioni a tutti i parenti, gli amici e i conoscenti.
L'errore era da imputare alla ditta che aveva preparato le bomboniere (si occupava anche d'altro) che per quel 23 maggio doveva effettuare due consegne: una per la coppia Ono-Furiet e l'altra per la ditta di pompe funebri. L' addetto alla spedizione, predisponendo il talloncino da applicare allo scatolone, si era stancato di dovere scrivere l'intera ragione sociale del destinatario e l'aveva abbreviata usandone l'acronimo Ono.Fu.Ri.Et.
Al momento della consegna lo scambio degli scatoloni, di identici dimensione e peso, era stato inevitabile. I signori Rossi, recatisi quella mattina (per la prima volta) alle Onoranze Funebri Riposo Eterno - Al vostro servizio per la scomparsa della zia Bettina, pur essendo colpiti dalla prematura morte della vegliarda, erano rimasti sorpresi dall'accoglienza ricevuta: il signor Becchino, responsabile dell'agenzia di pompe funebri, si era immedesimato nel loro cordoglio e, dopo aver versato qualche lacrima di rito, volendo ben impressionare i nuovi clienti, ritenne doveroso aprire lo scatolone appena consegnato "per offrire un piccolo conforto in un momento di profondo dolore".
Rivolgendosi cavallerescamente alla signora Rossi con un cenno del capo a mò di inchino, la invitò ad infilare la mano nello scatolone e a prendere uno dei souvenir in esso contenuti.
La donna, ancora sconvolta, continuando a soffiarsi il naso nell'ennesimo fazzolettino di carta, prese l'oggetto quasi senza capire, ma un attimo dopo lanciò un urlo spaventoso che fece voltare i due uomini intenti a parlar di cifre.
Guardando la moglie che piangeva come un fiume in piena mentre stringeva convulsamente quello che una volta era stato un sacchettino di candido pizzo, al marito bastò un attimo per capire: la zia Bettina (di cui si vociferavano patrimoni nascosti) che viveva con loro e a loro spese da più di 10 anni, nota golosona, era morta all'improvviso a causa di un'indigestione fulminante di confetti e rosolio dopo essersi ingozzata il giorno prima alla festa di battesimo del 38° pronipote. E non aveva neppure fatto testamento.
(Astrid Mangiavillano)