L'appartamento in cima alle scale
Erano anni che l'appartamento in cima alle scale di quell'edificio fatiscente di periferia era sfitto.
Ogni tanto, la padrona, una donna dall'età indefinita, sicuramente sopra i cinquanta, andava a fare le pulizie, trascinandosi per le scale con affanno, forse dovuto alla grossa gobba che dalla nascita pesava sulla sua spalla destra.
Questo succedeva sempre un giorno o due prima della visita di qualche probabile affittuario, ma nessuno però si era mai trasferito lì.
Al piano di sotto abitavano due studentesse universitarie, queste, ogni volta che vedevano passare la donna, fantasticavano storie raccapriccianti su di lei e sul suo appartamento deserto. Erano molto curiose, ma nonostante, spesso, fossero salite ed avessero cercato di sbirciare dalla larga fessura del vecchio portone, non erano mai riuscite ad intravedere niente.
Un giorno, mentre le due ragazze scendevano le scale per andare a fare la spesa, incrociarono la strana donna che accompagnava un giovane dall'aspetto gradevole a visitare l'appartamento. Le ragazze bisbigliarono tra loro e ridacchiando si trovarono d'accordo nel giudicare quel giovane molto attraente.
Appena tornarono si chiesero se il ragazzo fosse ancora là, probabilmente era così, perché al piano di sopra sentivano dei rumori e dei passi come se camminassero più persone. Ad un certo momento udirono un tonfo sordo come se fosse caduto un pesante sacco e poi più niente.
C'era qualcuno per le scale, dalla porta socchiusa videro la padrona dell'appartamento da sola che, ricurva e con aria sofferente, si aggrappava alla ringhiera e scendeva faticosamente i gradini.
Dov'era il giovane che era con lei? Forse era andato via prima , ma cos'erano stati, allora, quegli strani rumori?
Le ragazze erano eccitate all'idea d'improvvisarsi Sherlock Holmes e decisero che avrebbero tenuto d'occhio ogni movimento che si svolgeva in quel misterioso appartamento.
Passarono tre settimane prima che la donna dalla grossa gobba tornasse a fare le pulizie; quel giorno una delle ragazze non era andata all'Università perché era un po' raffreddata. Appena sentì il caratteristico passo strascicato della donna provenire dalle scale, si mise in ascolto e percepì lo scricchiolio del vecchio portone dell'appartamento ed il rumore del secchio sul pavimento.
Era distesa sul letto ed ascoltava con attenzione ogni minimo fruscio.
Passò circa un'ora poi lo scricchiolio del portone echeggiò nuovamente nell'edificio, passi goffi piano piano si allontanarono e tornò il silenzio.
Al ritorno dell'amica la ragazza raccontò tutto e decisero che alla prossima visita di qualcuno all'appartamento, sarebbero salite e con una scusa si sarebbero introdotte per dare un'occhiata in giro e per capire perché nessuno voleva prenderlo in affitto.
Il giorno tanto atteso arrivò, erano circa le quattro del pomeriggio, quando sentirono delle voci ed affacciandosi alla porta videro la donna seguita da una signora grassoccia con i capelli cotonati.
Appena si resero conto che le due erano già nell'appartamento, le ragazze salirono lentamente le scale e videro che il portone era socchiuso, bussarono, ma nessuno rispose. Decisero, allora, di entrare: era buio, ma c'era una luce che proveniva da una delle stanze, silenziosamente percorsero il lungo corridoio calpestando un decrepito tappeto indiano. Arrivate sulla soglia si presentò ai loro occhi una scena che mai avrebbero potuto immaginare neppure nei loro incubi peggiori.
La padrona era riversa sul pavimento, la camicia lacerata sulla schiena, la gobba era come scoppiata e da quell'ammasso di carne sanguinolenta era uscita una creatura spaventosa: aveva sembianze vagamente umane, ma il corpo , nudo, era ricoperto da ciuffi di peli e……denti, denti aguzzi che sporgendo da lembi di carne creavano tante bocche orrende intente a strappare le viscere alla povera donna in visita all'appartamento, ormai morta.
Un grido strozzato uscì dalle labbra di una delle ragazze; la creatura mostruosa si voltò verso di loro fissandole con i suoi occhi rossi quasi fosforescenti. Con un guizzo fulmineo la "cosa" afferrò un braccio di una delle due e la trascinò a sé. L'amica non fece in tempo a gridare il suo nome che il cuore sanguinante della povera giovane era già in una delle bocche fameliche del mostro.
La superstite presa dalla disperazione afferrò un attizzatoio vicino al caminetto di pietra che si trovava nella stanza e si gettò in un atto disperato contro quell'essere raccapricciante. "La salverò!" Gridò alla padrona dell'appartamento. La donna le afferrò una gamba e la fece cadere sul pavimento con lei. "Non sono io che devo essere salvata" - urlò - "Proteggerò mia sorella, la mia gemella, mai nata, non permetterò che le venga fatto del male. Ho sempre provveduto a lei, lei è parte di me! Devo sfamarla e nessuno mi impedirà di farlo!"
A quelle parole la ragazza trasalì ed in quei pochi attimi che le rimasero prima di essere sbranata, comprese tutto e si rese conto delle atrocità che si consumavano in quell'appartamento…era costata cara la troppa curiosità!
(Micaela Fantauzzi)