Se Natale non fosse un sogno
(… una favola per grandi e piccini)
Inavvertitamente, il sonno deve avermi rapito: un banchetto ricco, appetitoso, esagerato.
E con l’aggiunta poi di dolci, panettone, spumante… no, non sono più avvezzo a mangiare così tanto!
Forse ho anche sognato ….. perché intorno alla tavola - a chiacchierare e brindare con me - c’erano le Fate delle favole e gli Gnomi, Merlino con la barba bianca, una bellissima Regina egizia, Noè tra i suoi animali e -in disparte- un Bambino stupendo, pallido e delicato, coi capelli d’oro. Enunciava cose sagge -“da uomo grande”- frasi, similitudini, metafore che incantavano ognuno dei commensali.
Sorrideva parlando di un bue e un asinello infreddoliti dentro una grotta, di tre magici Re con ceste zeppe di doni rari e preziosi, scortati nella notte dalla scia di una prodigiosa stella-cometa.
Narrava del fiume Giordano, di pani e di pesci, di aghi e cammelli, di guarigioni miracolose e di un incredulo Tommaso. Descriveva l’entusiasmo di folle osannanti, affascinate da immagini d’eternità e da prospettive di riscatto, sedotte dalle beatitudini di un paradiso possibile.
A un certo punto, però, quello straordinario Fanciullo si è fatto cupo in volto, gli occhi pieni di lacrime, la voce grave nel raccontare dello sconfinato dolore per una strage di innocenti neonati e per il tradimento di un ‘amico’ per trenta miseri denari.
Nel ricordare i frutti in un orto amari come fiele, il “fedele discepolo” Pietro nascosto al primo cantare del gallo, una corona di spine, i chiodi taglienti nelle carni e una croce nera, alta nel vento. Nel rivelare il tormento atroce di una madre piangente ai suoi piedi trafitti e sanguinanti.
Nel confidare la sua delusione e sofferenza per non essere capito, per venire addirittura deriso e offeso, abbandonato e spesso dimenticato. Per essersi inutilmente immolato per gli altri.
Allora -in preda a una commozione struggente e sconvolto dal suo sgomento- mi sono alzato di scatto e gli sono corso vicino per portargli la mia appassionata solidarietà, per gridargli con tutta la forza della voce :
“ No ! Io non ti ho dimenticato : ti adoro, ti tengo sempre con me nei pensieri e nel cuore,
ti porterò con me ovunque, seguirò i tuoi insegnamenti, ……”
Mi sono sentito invece soffocare da una angoscia profonda: con la gola stretta da un groppo di tristezza e singhiozzi disperati che mi hanno impedito ogni parola, ogni pur minimo suono.
Ma Lui - ora divenuto immenso, raggiante di luce, con lo sguardo di cielo sereno - mi ha passato il suo braccio lieve sulle spalle e mi ha sussurrato calmo, suadente, rassicurante :
“ Non piangere, per favore, oggi è di nuovo Natale: gli uomini di pace tenteranno ancora
di riportare nel mondo speranza, felicità, amore.
E vedrai che questa volta - finalmente tutti uniti, tutti consapevoli, tutti convinti nella
fede, nella bontà e nel rispetto degli altri - ci riusciranno davvero ”.
(Dolci, panettone, spumante:… purtroppo ho soltanto sognato!)
(Fabiano Braccini)
La mia prima volta
(un racconto… che non è un racconto)
Ebbene sì, ho deciso di buttarmi!
Io che, intrepido, mi sono finora dedicato esclusivamente a creare poesie, parteciperò alla sezione ‘narrativa’ del premio “Pragmata 2007” cimentandomi nell’ardua impresa di comporre un breve racconto.
E’ stata una risoluzione non facile, più volte rimandata per il fatto che ogni spunto preso in considerazione - ben definito, plausibile e attraente al primo esame - a una successiva analisi si rivelava in tutta la sua puerilità e insipienza.
Ho quasi vergogna a confessare di quante volte mi sono alzato la notte convinto di aver inventato la sceneggiatura perfetta per una stupenda storia. Allora lesto-lesto: un buon caffè caldo, un paio di cioccolatini per vincere il languore e… giù a testa bassa a pestare sulla tastiera.
Ma appena partorite poche righe, ecco che lo schermo del computer mi condannava a una cocente delusione: non osavo neppure dare il via alla stampa cartacea tanto mi sentivo scornato.
In passato si poteva almeno strappare furiosamente dal rullo (della cara, mitica Lettera 22) il foglio dattiloscritto, accartocciarlo e gettarlo con stizza nel cestino (fallito il primo lancio, si raccattava indispettiti la pallottola per ritentare… più da vicino !).
Tutti quei movimenti convulsi avevano comunque l’effetto di far sbollire la rabbia.
Oggi invece il nervoso rimane a covare dentro: non libera le energie negative ma, al contrario, implode nelle viscere alla vista della “povertà artistica” -anzi dell’insulsaggine- della tua opera, messa lì in bella evidenza dalla lucida freddezza del display (non è nemmeno saggio infierire sul piccì dato che è duro a morire e il suo costo basta da solo a scoraggiare qualsivoglia violenza).
Alt… non devo divagare, caspita! Debbo assolutamente rimanere concentrato sul tema per procedere alla rapida stesura della novella.
Vediamo. L’idea portante è questa:
--Un turista che si trova a visitare un grosso borgo sulle colline toscane (opportuno non precisare la località anche se si tratta, guardacaso, del mio beneamato paese) durante la sua tranquilla passeggiata per la parte antica e suggestiva dell’abitato, è attirato da una sgangherata insegna stradale con la seguente dicitura :
Via Ludovico Musso
“Pittore di nuvole e sogni”
(1875-1943)
Sorpreso da una così originale targa, viene colto dalla morbosa curiosità di sapere tutto sullo sconosciuto artista … … --
Un momento: forse sarebbe molto meglio ambientare la vicenda in un cimitero dove il medesimo protagonista è andato a rendere omaggio a un collega recentemente defunto e, tra le altre, scorge in un angolo una lapide (magari con un nome romantico ed emblematico tipo: “Aliprando Zanella” ove quelle iniziali A-Z hanno il fatidico significato delle greche Alfa Omega - principio/fine - e rappresenteranno una sorta di fil-rouge nel prosieguo della storia).
Qui, anziché pittore, il personaggio diventerà un :
“Poeta di albe e tramonti
misteriosamente scomparso
nell’incanto dei suoi stessi sogni”
Ci risiamo! Mi trovo già a un bivio: quale delle due idee sarà da favorire per il migliore sviluppo del componimento?
La versione del cartello viario o quella della tomba nel camposanto??
Vedete, non è per niente facile scrivere una novella : talvolta si parte con un concetto chiaro e si finisce poi per impantanarsi in mille alternative, ognuna di per sé valida e con affascinanti prospettive di svolgimento.
E pensare che io ho sempre detestato i bivi: “sai ciò che trovi” ma avrai ’angoscia di “non sapere mai ciò che hai perso”.
Ho ipotizzato perfino di tornare indietro a visitare l’altro sentiero, rivedere una mia decisione, un capriccio sentimentale, un ragionamento elaborato e ho sovente realizzato che se avessi preferito il secondo ramo (aspro solo alla iniziale apparenza) sarei giunto a risultati di gran lunga più gratificanti …invece di ficcarmi, com’è spesso successo, in strade precipitose e vicoli ciechi.
Accidenti! Ma perché insisto nel “menare il can per l’aia” fino a smarrire il senso del discorso?
Ora occorre stabilire (e subito) quale esposizione portare avanti. Basta con le elucubrazioni!
Bisogna che giunga, ipso facto e senza ulteriori perplessità, a dipanare il viluppo delle idee che mi rimuginano in testa.
Altrimenti siamo alle solite: non avanzo di un centimetro, giro e rigiro intorno all’argomento, tolgo e aggiungo, continuo a limare, cancellare e modificare, piuttosto che far fluire una trama ben delineata che conduca a credibili e accattivanti conclusioni (peraltro non ancora immaginate).
Bando alle ciance! Adesso vado a iniziare questo mio benedetto racconto e proseguo senza lasciarmi rallentare da dubbi e fantasie, indugiare su particolari insignificanti, minuzie o sfumature non essenziali e badando soprattutto a evitare i consueti tentennamenti.
Confido che gli Illustri Giudici (i quali, ahimé, dovranno esprimere il loro parere) e i pazienti lettori, non siano troppo brutali e sbrigativi, ma usino nel mio caso ogni delicatezza possibile, intuiscano i miei genuini, intimi struggimenti e siano oltremodo indulgenti: inteneriti dal sapere che questa, in definitiva, è…”la mia prima volta ”.
Titolo : “ IL MISTERO DI A. Z. ”
Testo : Deposti i fiori sulla tomba dell’ex-collega e amico scomparso, dopo un breve raccoglimento in preghiera e uno sbrigativo ricordo dei momenti trascorsi assieme, lo sguardo del visitatore -che intanto vagava distrattamente sui tumuli ben allineati nel cimitero, sulle statue raffiguranti angeli custodi e sulle lapidi- venne d’improvviso calamitato da una stele che recava scolpita la scritta:
“Qui giace Aliprando Zanella
Poeta di albe e tramonti,
misteriosamente scomparso
nell’incantato mondo dei suoi stessi sogni”
(1875 - 1943)
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Per carità! Troppo crepuscolare! Troppo scontato! Troppo… banale.
Un incipit del genere convincerà chiunque a scappare - di corsa e facendo scongiuri - verso più amene letture.
Niente da fare! Non sono maturo per affrontare le cadenze del “Racconto” per cui non mi resta che rinunciare e ritornare buono buono alle mie spontanee, fluide (e oramai familiari) poesie, riservandomi di affrontare la narrativa quando sarò deciso e sciolto nei movimenti.
Una certezza però mi consola: verrà giorno in cui - fatto il grande passo e superate quindi ansie, trepidazioni e titubanze da prima volta - potrò affermare con vanto di essere uno scrittore poliedrico, versatile e davvero completo.
(Fabiano Braccini)
In cabina, seduto sul letto, la schiena appoggiata al guanciale, m’incanto a guardare il riflesso della luna che - bassa all’orizzonte - mi illumina il viso attraverso l’oblò. E mi segue, mi segue costante: par quasi che si sia affezionata a me e non voglia lasciarmi solo nemmeno un istante. Man mano che si procede io pure mi sento attratto da lei al punto di sperare davvero che continui a corteggiarmi col suo sorriso, fino alla soglia del sonno.
E’ calmo il mare e la suggestione di quella striscia argentea che separa due lembi neri della notte, mi trasporta in mondi di fiaba, trasforma una semplice vacanza nella ricerca dell’Isola che non c’è, nell’inseguimento della sinuosa Sirenetta, nella scoperta delle spiagge deserte di Crosuè… mentre proprio qui, sotto lo scafo, si avverte la presenza del Capitano Nemo che col suo Nautilus sta scendendo giù, negli abissi più profondi).
E la bianca sfera di Selene mi osserva ancora compiacente, come se desiderasse ispirarmi pensieri poetici o delicati canti d’amore. Infatti - poco a poco - mi sovvengono alcune sublimi parole e rime dedicate alla silenziosa regina dell’oscurità:
“ …La luna hace girar su rodaje de sueno…”
“…Luna di belle stelle circondata…”
…..………………………………………………
Non so quanto ho dormito: forse sono parecchie ore da quando la magia della stupenda nottata si è fatta sogno.
La crociera è ormai giunta alla fine.
Nell’accingermi mestamente allo sbarco ho però l’impressione (complice e testimone la mia pallida e silente amica!) di essere stato al centro di un sortilegio strano e rivelatore che mi ha finalmente consentito di comprendere appieno la metafora dell’esistenza: che altro non è se non ‘il breve tempo del tragitto da un porto di partenza a quello d’arrivo’ durante il quale ci viene affidata una preziosissima valigia riempita con ricordi impalpabili, sembianze di volti amati, immagini di luoghi memorabili, sensazioni, nostalgie, illusioni.
Zeppa, insomma, di tutto ciò che arricchisce la vita - siano episodi lieti o prove difficili, vittorie o sconfitte - e ne fa così un’avventura affascinante, unica, irripetibile.
E tale bagaglio di inestimabile valore ci accompagnerà poi per sempre e renderà più lieve, sereno, emozionante l’interminabile percorso verso l’infinito della nostra eternità.
(Fabiano Braccini)